Recensione Star Wars: Le Cronache dei Jedi Parte 2 – I Cavalieri della Vecchia Repubblica

  • Titolo: Star Wars: Le Cronache dei Jedi – I Cavalieri della Vecchia Repubblica
  • Data di uscita: 1997
  • Autori: scritto da Tom Veitch, matite di Chris Gossett, Janine Johnston, David Roach, Tony Atkins, Denis Rodier
  • Edito da: Magic Press
  • Edizione: brossura, 160pp, colore
  • Prezzo: L. 20.000 – valutato attualmente tra i 20 e i 50€

Eccoci giunti alla seconda parte di questa lunga recensione (potete leggere la prima parte qui: https://starwarslibriecomics.wordpress.com/2015/03/15/recensione-star-wars-le-cronache-dei-jedi-parte-1-leta-doro-dei-sith-e-la-caduta-dellimpero-sith/), che sarà incentrata sul terzo volume (il primo ad essere pubblicato) della fortunata e squisita serie Cronache dei Jedi. Il libro contiene una miniserie di cinque numeri e un epilogo composto da altri due numeri e narra tre piccole saghe:

  • Ulic Qel-Droma e le Grandi Guerre di Onderon
  • La saga di Nomi Sunrider
  • L’insurrezione di Freedon Nadd

In totale, comunque, l’opera risulta essere troppo corposa per recensire anche un altro volume e mi pare il caso di dedicare più tempo all’opera che ha iniziato tutto. Proviamo ad inquadrare, prima di affrontare la trama, la genesi dell’opera.

Nel 1993, dopo il notevole successo di Dark Empire la Dark Horse Comics decide di tentare l’azzardo. Forti delle ottime capacità di scrittura di Tom Veitch, invece di affrontare subito il seguito di DE, la Dark Horse si lancia con un salto di 4000 anni nel passato appoggiandosi esclusivamente all’holocron jedi ritrovato in DE. Il successo fu immediato e Star Wars, improvvisamente, ottenne un ricco passato pronto per essere esplorato: tutte le produzioni successive ambientate in questa lontana epoca nascono infatti da questa serie a fumetti. I videogiochi KotOR I e II, la successiva serie a fumetti Knights of the Old Republic, il MMORPG The Old Republic, la saga di Darth Bane e molto altro materiale sono tutti eredi di questa serie.

La trama si articola sui due protagonisti inizialmente in maniera parallela: nella prima saga vediamo Ulic Qel-Droma e i suoi compagni padawan (tutti istruiti dal maestro Arca di Arkania) affrontare la loro prima missione da soli sul pianeta Onderon, dove da secoli si combatte una guerra tra la città di Iziz e un gruppo di Banditi Alati. I padawan dovranno salvare la principessa di Iziz, rapita dai banditi, prima di capire che si potrebbe risolvere la guerra con un accordo di pace. Il pianeta però, e la stessa famiglia reale, sono stati contaminati dal potere del Lato Oscuro quando, 400 anni prima, il Signore Oscuro Freedon Nadd prese il controllo della città.

Nella seconda saga, più intimista e riflessiva, seguiamo le vicende di Nomi Sunrider, moglie di uno jedi ucciso da alcuni ladri, che decide, suo malgrado, di seguire le orme del marito diventando padawan del maestro jedi bestia Thon. Nomi si scoprirà estremamente dotate nelle vie della Forza e soprattutto nell’arte della meditazione da battaglia.

I due protagonisti si incontreranno nella miniserie finale, in cui Ulic, Nomi e gli altri padawan dovranno combattere contro le forze del Lato Oscuro sul pianeta ed affrontare lo stesso spirito di Freedon Nadd. La serie si conclude poi con un ottimo cliffhanging per il volume successivo,

Cosa mi è piaciuto?

L’atmosfera: in una parola, la si potrebbe definire fiabesca. L’espediente narrativo dell’holocron, presente all’inizio del volume, aumenta ancora questa sensazione da “raccontami una storia”. Il fiabesco è anche trasmesso dalla vicenda del salvataggio della principessa su Onderon, dalla città fortificata, dalle bestie alate. Inoltre il passato della saga è un periodo che mi affascina molto e qui si respira fortemente un’aria di antichità (anche se di meno rispetto a L’età d’oro dei Sith – del resto sono passati anche dieci secoli).

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I personaggi: nonostante il grande numero di personaggi, ognuno ha modo di essere ben definito e di avere il suo momento personale. Ogni personaggio, insomma, è carico di una propria identità. La migliore è sicuramente Nomi Sunrider, anche grazie all’impostazione della sua saga, intimistica e ricca di momenti di riflessione.

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Il Lato Oscuro: che si mostra molto potente e consumante. Il personaggio di Freedon Nadd è anche ben caratterizzato grazie alla frequente comparsa del suo spirito.

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Cosa non mi è piaciuto?

I disegni: non tanto il tratto in sé, quanto una mancanza di uniformità nel volume. Ci sono stati infatti vari avvicendamenti tra le mani che disegnarono la serie. La vicenda di Ulic-Qel Droma è stata tutta realizzata dallo stesso disegnatore per entrambi i numeri, la saga in tre parti di Nomi Sunrider, invece, subisce uno stacco tra il primo e gli altri due numeri (stacco secondo me in positivo come disegno ma che sotto un altro aspetto, altera completamente il personaggio di Nomi). L’epilogo con l’insurrezione di Freedon Nadd è stato ancora disegnato da altri: Ulic diventa un personaggio leggermente più oscuro rispetto a prima, Nomi torna alle sue fattezze originarie ma più carine. I cambi di stile si possono sostenere ma sicuramente non aiutano il lettore e, anzi, lo spaesano un po’.

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Fase 1 aka “megera”

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Fase 2 aka “renoir”

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Fase 3 aka “spacco i culi”

VOTO COMPLESSIVO: 9.5

4 pensieri su “Recensione Star Wars: Le Cronache dei Jedi Parte 2 – I Cavalieri della Vecchia Repubblica

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